mercoledì 11 dicembre 2013

CONSERVAZIONE DELLE CELLULE DEL CORDONE OMBELICALE: ASPETTATIVE E REALTÀ

Serve davvero conservare le cellule del cordone ombelicale?

neonato con cordone ombelicale
La conservazione (banking) delle cellule staminali estratte dal sangue del cordone ombelicale è da qualche anno argomento di estrema attualità. Difficile ormai imbattersi in una coppia che, gravidanza in corso, non chieda informazioni circa l’opportunità di conservare queste cellule dopo il parto. Marketing e pubblicità sull’argomento si sprecano e il messaggio ha ormai raggiunto tutti: professionisti, pazienti e pubblico. Ma questa pratica, non proprio economica, ha davvero un senso?

La scelta è del tutto personale e andrebbe presa solo dopo essere stati opportunamente informati su vantaggi e limitazioni. Diciamo subito che nella maggior parte dei casi le aspettative circa le potenzialità terapeutiche delle cellule staminali del cordone ombelicale superano di gran lunga i benefici reali.

Le cellule del cordone ombelicale sono cellule staminali

Le cellule del cordone ombelicale sono un tipo (ma non l’unico) di cellule staminali (in inglese stem cells). Si tratta di cellule che si trovano ad uno stadio indifferenziato e che, se opportunamente stimolate, sono in grado di differenziarsi in cellule di altro tipo, molto più specializzate (ad esempio cellule muscolari, cellule nervose, cellule epatiche, ecc). Questa semplice nozione è stata sufficiente a generare nel pubblico abnormi aspettative che, per ragioni di business, vengono raramente smorzate. Genitori e pazienti pensano non di rado (ma ahimé del tutto a sproposito) che un’iniezione di queste cellule sia sufficiente a guarire pressoché qualunque tipo di malattia. Nulla è più lontano dal vero.

Se è vero che in alcuni casi le cellule staminali costituiscono un rimedio terapeutico fondamentale (ad esempio nella cura delle leucemie, dell’anemia falciforme e di altre malattie del sangue), nella maggior parte dei casi il loro impiego è a tutt’oggi inutile. Le cellule del cordone ombelicale non sono le uniche cellule staminali disponibili. Anche le cellule del midollo osseo, ad esempio, sono cellule staminali. Sia le cellule staminali del cordone ombelicale che quelle del midollo osseo sono chiamate cellule progenitrici ematopoietiche (in inglese hematopoietic progenitor cellsHPCs). L’utilizzo delle HPCs salva migliaia di vite ogni anno, tuttavia quelle del midollo osseo sono quelle fin ad ora più utilizzate.

Per le risposte alle dieci domande più frequenti sulle cellule staminali da sagnue del cordone ombelicale potete leggere qui. 

Potenzialità future e applicazioni presenti delle cellule staminali

Grazie alle loro potenzialità di trasformazione in altri tipi cellulari, le applicazioni potenziali delle cellule staminali sono virtualmente infinite, ma attualmente la loro utilità è piuttosto limitata. In effetti il comportamento di una cellula staminale in vitro (cioè all’interno di una piastra da laboratorio) può essere assai dissimile da quello in vivo (cioè all’interno di un organismo). Una cellula specializzata (come ad esempio una cellula muscolare o una cellula epatica) svolge la sua funzione non soltanto in virtù delle sue caratteristiche citologiche, ma anche come parte di un insieme (organo o tessuto) all’interno del quale interagisce in modo complesso con altre cellule dello stesso e di altri tessuti. Ed è proprio questa funzionalità di insieme che è difficile da riprodurre in vivo.

Un altro luogo comune, del tutto sbagliato, è che le cellule staminali autologhe (autologo significa di derivazione propria, ossia del paziente stesso, come appunto sono le cellule del cordone) possano curare le malattie genetiche. Ciò è quasi l’opposto della realtà. Le cellule staminali autologhe, infatti, contengono la stessa mutazione che è all’origine della malattia genetica diagnosticata e il loro impiego nel trattamento del paziente non ha quindi alcun senso.

Le promesse della ricerca

cellule staminali
Si suol dire che la ricerca compie passi da gigante e una delle argomentazioni principali di chi propone la conservazione delle cellule del cordone sta proprio nell’ipotesi che la scienza riesca a progredire nell’uso delle cellule staminali fino al punto di conquistare soluzioni terapeutiche formidabili. Anche qui, va tuttavia ribadito che quelle del sangue del cordone ombelicale non sono le uniche cellule staminali disponibili e non è affatto detto che, qualora vengano veramente perfezionate nuove e sorprendenti applicazioni, queste riguardino necessariamente o solamente le cellule staminali del cordone ombelicale.

Riflessioni dati alla mano

Oggi giorno l’atteggiamento più diffuso dei medici consiste nel semplice non sconsigliare o non osteggiare la scelta della conservazione di queste cellule. Tuttavia, alcune associazioni mediche, come ad esempio l’American Academy of Pediatrics e l’American College of Obstetricians and Gynecologists, non caldeggiano la pratica. Alcuni organi si sono occupati di calcolare qual è la probabilità che il nascituro debba veramente ricorrere all’uso delle proprie cellule staminali ombelicali nel corso della vita: secondo alcune banche che offrono il servizio di conservazione la probabilità è di 1 su 27, ma secondo un editoriale del giornale Obstetrics and Gynecology questa probabilità sarebbe di 1 su 2700, mente per l’American Academy of Pediatrics sarebbe addirittura di 1 su 200.000. Le ragioni di numeri così bassi stanno sostanzialmente (1) nella rarità delle patologie che veramente possono beneficiare dell’uso di queste cellule, (2) nel fatto che le cellule del cordone ombelicale non sono le uniche cellule staminali disponibili e (3) che l’impiego terapeutico delle cellule staminali nelle malattie più diffuse rimane ad ora improduttivo. Alcuni medici sono comunque concordi nel consigliare la conservazione delle cellule del cordone in caso di familiarità positiva per alcune malattie ematologiche come le leucemia o l’anemia falciforme.

Leggi le risposte alle dieci domande più frequenti sulle cellule staminali da sangue del cordone ombelicale qui.

Quanto costa la conservazione delle cellule del cordone ombelicale

I prezzi possono variare. Solitamente viene chiesta una cifra una tantum per il prelievo e il trattamento iniziale (che può andare da 1000 a 2000 EUR) più una quota annuale per la conservazione (si parla di cifre attorno ai 100 EUR all’anno). I costi non sono quindi indifferenti. Curiosamente negli Stati Uniti esistono anche delle banche pubbliche presso le quali, previo consenso all’utilizzo delle cellule anche per altri pazienti, si può richiedere la conservazione gratuita.

Per quanti anni vengono conservate le cellule?

Virtualmente le cellule possono essere conservate all’infinito. Secondo il National Marrow Donor Program americano, le cellule staminali del cordone ombelicale dovrebbero mantenersi in buone condizioni per almeno i primi 10 anni. Oltrepassato questo limite, i ricercatori non sono oggi in grado di dire per quanto tempo ancora le cellule possano conservarsi in buono stato.

Le cellule del cordone ombelicale possono essere utili per curare un fratello o una sorella?

Poiché fratelli e sorelle generati da una stessa coppia di genitori condividono parte del patrimonio genetico, è più probabile trovare donatori compatibili fra i membri della fratria. Tuttavia, anche in questo caso, la probabilità che le cellule staminali di un individuo siano compatibili per il trapianto in un fratello o in una sorella sono solo del 25%. Resta dunque un 75% di probabilità che le cellule staminali del cordone non possano essere utilizzate per curare fratelli e sorelle.

Chi può essere curato?

La quantità di cellule staminali estratte e conservate a partire dal sangue del cordone ombelicale è di circa 100-150 grammi. Questa quantità è sufficiente a curare un bambino, mentre è inadeguata al trattamento della maggior parte degli adulti.

Le cellule del cordone ombelicale non sono comunque l’unica possibilità

Come già detto, ogni coppia andrebbe adeguatamente informata circa il fatto che, per quanto rare, non esistono patologie per le quali le cellule staminali del cordone ombelicale rappresentino l’unica soluzione terapeutica. Ogni qual volta sia necessario un trapianto di cellule staminali, si può sempre ricorrere alle cellule del midollo osseo da donatore, sia familiare che extrafamiliare. In altri termini, se un bambino sviluppa una leucemia, le cellule del cordone ombelicale non rappresentano affatto l’unica soluzione possibile.

Dunque, conservare o non conservare?

La scelta finale rimane del tutto personale, in large parte dipendente dalle possibilità economiche e dalla percezione soggettiva di vantaggi e limiti. Vero è che, allo stato attuale delle conoscenze e alla luce delle prospettive future, nessun genitore dovrebbe sentirsi un irresponsabile se decidesse di non optare per la conservazione delle cellule del cordone. Ogni professionista del settore dovrebbe essere opportunamente preparato sull’argomento e dovrebbe a sua volta passare tutte le informazioni necessarie all'assistito. Tenendo presente quanto i futuri genitori siano sensibili in materia di salute dei propri figli, è responsabilità e dovere del medico non creare false aspettative né ingenerare inutili sensi di colpa.

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